domenica 10 giugno 2007

Dialogo tra un artista contemporaneo e un critico d’arte contemporanea

ARTISTA: Hai finito il pezzo?
CRITICO: Ti prego, lasciami pensare. Ho bisogno di riflettere. Mi dai sui nervi. Ma poi che diavolo ci stai a fare qui? Non servi a nulla. Sei inutile. Vai a casa, sdraiati, e quando ho finito ti faccio uno squillo.
ARTISTA: Forse hai ragione. Ma pensi ci voglia ancora molto tempo?
CRITICO: Il tempo necessario, non un minuto più, non un minuto meno. Ma che razza di domande sono? Non sto avvitando bulloni o impastando una pizza. Devo pensare, riflettere, ponderare, paragonare, leggere, inventare, contraddire, evocare, provocare, se permetti. Nulla di cronometrabile, fino a prova contraria. Levati dai piedi, come te lo devo ripetere? Lasciami concentrare, lo dico per il tuo bene.
ARTISTA: Scusami, lo so, non alterarti. È che ogni volta che stai per finire un pezzo io divento nervoso. L’attesa mi sfibra. Passo ore e ore a cercare di immaginarmi qualcosa. La notte faccio incubi orrendi. Eppure ho la certezza che farai un ottimo lavoro. Ne sono convinto. Farai ancora centro. I tuoi saggi critici fanno sempre rumore.
CRITICO: Fanno rumore, farai centro… ma che espressioni usi? Non ti vergogni nemmeno un po’? E io dovrei presentarti a galleristi, collezionisti, mecenati… Nel bel mezzo di una discussione saresti capace di saltare su e dire ‘non pensate anche voi che i suoi saggi critici facciano rumore?’. Non sei in grado di esprimerti in modo un po’ più evoluto, appropriato, aggraziato?
ARTISTA: In italiano non sono mai andato molto bene.
CRITICO: Capisco, certo, tu sei un artista. Un artista non è tenuto ad aprire bocca. Non deve esprimersi come Dante. Un artista è un artista!
ARTISTA: Appunto!
CRITICO: Appunto! Allora visto che un artista è un artista, dimmi cos’è l’arte.
ARTISTA: Cioè?
CRITICO: Cioè un corno. La domanda è semplice e diretta. Ti ho chiesto cos’è l’arte.
ARTISTA: Cos’è l’arte? Adesso?
CRITICO: Adesso, sì.
ARTISTA: Ok, ma stavi scrivendo, e io ti sto solo disturbando. Non faccio altro che disturbarti. È lo stress, te lo ripeto, sono nervoso. Ma ora ti lascio.
CRITICO: Chi era albrecht durer?
ARTISTA: Scusa?
CRITICO: Parliamo del puntinismo.
ARTISTA: Ascolta, è ora che vada.
CRITICO: Ma no, ti prego, accomodati. Perché non facciamo due chiacchiere sull’influenza della fotografia sulla pittura? O preferisci intrattenermi sullo sfumato leonardesco? Ma forse ti ho interrotto: stavi accennando qualcosa a proposito della teoria dei colori di kandjinskij, se non sbaglio.
ARTISTA: Ehm, no, a dirti il vero eravamo rimasti al tuo saggio, tu stavi per terminare il tuo saggio sulla mia ultima opera e io ero lì lì per andarmene.
CRITICO: Già, mettiamola così… diciamo che hai ragione, sto perdendo tempo. Perché perdere tempo a porre domande superflue ad un artista?
ARTISTA: no, scusa, hai ragione tu, noi artisti siamo una brutta razza. Me lo chiedo anch’io ogni tanto come fai. Eppure senza di noi il tuo lavoro non avrebbe senso.
CRITICO: per favore taci. Non andare oltre. Oltre che fastidioso sei anche sfrontato.
ARTISTA: Va bene, va bene, finiamola. Ma ti prego, lasciami andare via con il cuore in pace. Fammi dormire, stanotte. Dimmi quanto ti manca.
CRITICO: Poche righe.
ARTISTA: Poche righe? Davvero?
CRITICO: Sì. La conclusione è ormai delineata.
ARTISTA: Ma è fantastico!
CRITICO: Fantastico, sì. Se non fosse per il fastidio che mi provoca il contatto e il dialogo con gli artisti, devo ammettere che è fantastico: ogni volta che scrivo un saggio critico mi sento un demiurgo che crea un mondo dal nulla. Che getta luce nelle tenebre.
E tu, piuttosto, a che punto sei con l’opera?
ARTISTA: L’opera?
CRITICO: L’opera, sì, l’opera! La tua ultima opera! Secondo te di cosa stiamo parlando? Quando ti degnerai di farmela vedere?
ARTISTA: Io… non l’ho ancora cominciata.
CRITICO: Non ci credo. Ti prego.
ARTISTA: Sono nella fase creativa…
CRITICO: Nella fase creativa! A due giorni dalla mostra il nostro artista è nella sua fase creativa, non disturbiamolo! Signori, vi prego, abbassate la voce, l’artista sta meditando. Allontanatevi, lasciatelo solo. Povero ingenuo, illuso, stupido… te l’ho ripetuto mille volte: non sforzarti, è inutile. Non serve. Te la puoi cavare con niente! Basta che vai a casa e fai qualsiasi cosa. E se non stai a pensarci troppo è meglio. Ammucchia qualcosa. Fai una foto qualunque. O uno scarabocchio. Butta un paio di cose per terra. Cazzo, ma come te lo devo spiegare?
ARTISTA: ho fatto qualche tentativo ieri, ma non ero convinto.
CRITICO: Ma non sei tu che devi convincerti, sono io che devo convincere loro! Quante volte te lo devo ripetere? E ora vai a casa. E mi raccomando: non sforzarti, non pensare, stai tranquillo. Fai qualsiasi cosa. Io il mio lavoro l’ho fatto. E tu sei un grande artista.

2 commenti:

astrosio ha detto...

chi getterei dalla torre? l'artista o il critico? mi chiedo. io penso che accetterei la torre. con un'accetta per torri.

Anonimo ha detto...

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