lunedì 4 giugno 2007

Lamentazioni - 4

Ma oltre al divieto di lamentarsi di sé, c’è un secondo tratto che caratterizza il lamentarsi contemporaneo: ci si lamenta e basta. Non si muove un dito per cambiare alcunchè. Se le cose cambieranno, sarà per un dono del cielo, non certo perché noi abbiamo fatto concretamente qualcosa per migliorarle. Del resto, anche se noi facessimo qualcosa non servirebbe a nulla, perché saremmo solo noi a farlo. Allora tanto vale continuare a fare come tutti.

Questo aspetto è determinante: perché ci si può lamentare indifferentemente di qualsiasi cosa solo se nulla migliora. Dunque meno facciamo, più contribuiamo a mantenere intatto questo patrimonio incommensurabile di cose di cui lamentarsi.

La verità è che se tutto andasse come dovrebbe, di cosa diavolo potremmo parlare? Con chi fare le vittime? Con chi piagnucolare? Con chi lamentarsi della propria amara sorte?

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