Lamentiamoci. Lamentarsi. Mio fratello fa il commesso in un negozio di scarpe all’interno del più grande centro commerciale d’Italia. Spesso torna a casa incazzato nero, e si sfoga raccontandomi la maleducazione dei clienti: ‘Non ti chiamano nemmeno: dicono ehi, o addirittura fanno un fischio. O ti battono con la scarpa sulle spalle, da dietro. L’altro giorno ho sentito uno che per rivolgersi a un mio collega diceva: dov’è quel piciu che se ne è andato con le mie scarpe?’
Ora, vorrei capire perché mio fratello – persona intelligente, sensibile e riflessiva, che ha un punto di osservazione privilegato: uno dei negozi più frequentati del più grande centro commerciale italiano - si lamenta. Proprio a lui - ogni giorno a contatto con centinaia di persone dell’anonima massa di individui che invade l’ipermercato - vorrei chiedere chi si trova di fronte, con chi deve avere a che fare… Come sono le persone, generalmente? Sono pazienti? Sono educate? Sono disponibili? Sono aperte al dialogo? O ancora: chiedono o pretendono? Domandano o ordinano? Approvano o criticano? Sono gentili o arroganti? Pazienti o impazienti? Tranquille o agitate? Presi così, a mucchi, a valanghe, a ondate, cosa siamo? Dico in linea generale, così, per fare un quadro della situazione. E ci risiamo. Poiché io non mi aspetto che mio fratello mi descriva, sempre in generale, un’umanità paziente, rispettosa, educata, concludo che è normale avere a che fare quotidianamente con persone con le caratteristiche opposte. Nella stragrande maggioranza dei casi della vita avremo a che fare ora con un arrogante, ora con un bugiardo, ora con un impaziente, ora con un maleducato, e così via. Perché questa è la norma, non l’eccezione. Rientra nella consuetudine. Allora perché lamentarsi di una cosa normale? È come prendersela con un fico perché produce fichi. O lamentarsi con un sasso di essere un sasso. Invece che lamentarti – saresti costretto a lamentarti da adesso all’ultimo dei tuoi giorni, oltre che con gli altri soprattutto con te stesso, essendo tu peggiore di tutti gli altri – potresti invece rallegrarti con quei pochi che dimostrano rispetto, tranquillità, sensibilità: che so, dargli una pacca sulla spalla, stringere loro la mano con calore, ringraziarli in modo sincero, schietto. Per farli sentire, come in effetti sono, esemplari rari.
Ora, vorrei capire perché mio fratello – persona intelligente, sensibile e riflessiva, che ha un punto di osservazione privilegato: uno dei negozi più frequentati del più grande centro commerciale italiano - si lamenta. Proprio a lui - ogni giorno a contatto con centinaia di persone dell’anonima massa di individui che invade l’ipermercato - vorrei chiedere chi si trova di fronte, con chi deve avere a che fare… Come sono le persone, generalmente? Sono pazienti? Sono educate? Sono disponibili? Sono aperte al dialogo? O ancora: chiedono o pretendono? Domandano o ordinano? Approvano o criticano? Sono gentili o arroganti? Pazienti o impazienti? Tranquille o agitate? Presi così, a mucchi, a valanghe, a ondate, cosa siamo? Dico in linea generale, così, per fare un quadro della situazione. E ci risiamo. Poiché io non mi aspetto che mio fratello mi descriva, sempre in generale, un’umanità paziente, rispettosa, educata, concludo che è normale avere a che fare quotidianamente con persone con le caratteristiche opposte. Nella stragrande maggioranza dei casi della vita avremo a che fare ora con un arrogante, ora con un bugiardo, ora con un impaziente, ora con un maleducato, e così via. Perché questa è la norma, non l’eccezione. Rientra nella consuetudine. Allora perché lamentarsi di una cosa normale? È come prendersela con un fico perché produce fichi. O lamentarsi con un sasso di essere un sasso. Invece che lamentarti – saresti costretto a lamentarti da adesso all’ultimo dei tuoi giorni, oltre che con gli altri soprattutto con te stesso, essendo tu peggiore di tutti gli altri – potresti invece rallegrarti con quei pochi che dimostrano rispetto, tranquillità, sensibilità: che so, dargli una pacca sulla spalla, stringere loro la mano con calore, ringraziarli in modo sincero, schietto. Per farli sentire, come in effetti sono, esemplari rari.
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