venerdì 8 giugno 2007

Lamentazioni - 6

Lamentiamoci. Lamentarsi. Mio fratello fa il commesso in un negozio di scarpe all’interno del più grande centro commerciale d’Italia. Spesso torna a casa incazzato nero, e si sfoga raccontandomi la maleducazione dei clienti: ‘Non ti chiamano nemmeno: dicono ehi, o addirittura fanno un fischio. O ti battono con la scarpa sulle spalle, da dietro. L’altro giorno ho sentito uno che per rivolgersi a un mio collega diceva: dov’è quel piciu che se ne è andato con le mie scarpe?’
Ora, vorrei capire perché mio fratello – persona intelligente, sensibile e riflessiva, che ha un punto di osservazione privilegato: uno dei negozi più frequentati del più grande centro commerciale italiano - si lamenta. Proprio a lui - ogni giorno a contatto con centinaia di persone dell’anonima massa di individui che invade l’ipermercato - vorrei chiedere chi si trova di fronte, con chi deve avere a che fare… Come sono le persone, generalmente? Sono pazienti? Sono educate? Sono disponibili? Sono aperte al dialogo? O ancora: chiedono o pretendono? Domandano o ordinano? Approvano o criticano? Sono gentili o arroganti? Pazienti o impazienti? Tranquille o agitate? Presi così, a mucchi, a valanghe, a ondate, cosa siamo? Dico in linea generale, così, per fare un quadro della situazione. E ci risiamo. Poiché io non mi aspetto che mio fratello mi descriva, sempre in generale, un’umanità paziente, rispettosa, educata, concludo che è normale avere a che fare quotidianamente con persone con le caratteristiche opposte. Nella stragrande maggioranza dei casi della vita avremo a che fare ora con un arrogante, ora con un bugiardo, ora con un impaziente, ora con un maleducato, e così via. Perché questa è la norma, non l’eccezione. Rientra nella consuetudine. Allora perché lamentarsi di una cosa normale? È come prendersela con un fico perché produce fichi. O lamentarsi con un sasso di essere un sasso. Invece che lamentarti – saresti costretto a lamentarti da adesso all’ultimo dei tuoi giorni, oltre che con gli altri soprattutto con te stesso, essendo tu peggiore di tutti gli altri – potresti invece rallegrarti con quei pochi che dimostrano rispetto, tranquillità, sensibilità: che so, dargli una pacca sulla spalla, stringere loro la mano con calore, ringraziarli in modo sincero, schietto. Per farli sentire, come in effetti sono, esemplari rari.

Nessun commento: