lunedì 20 ottobre 2008

Giacobbe benedetto al posto di Esaù

(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Genesi, 27 : 1 - 40

In quel tempo, Isacco era ormai un vecchio e venerato patriarca. Trascorreva gran parte delle giornate seduto all'aperto, accanto all'ingresso della porta di casa. La vista molto debole non gli permetteva di cogliere altro che pallide ombre muoversi nel nulla, e l'udito, gravemente compromesso, Ma anche in queste precarie condizioni di salute, Isacco non cessò mai di avere timore di Dio e invocare incessantemente il suo sostegno. Un giorno Isacco comprese di aver perso completamente la vista. Chiamò dunque Esaù, il suo figlio primogenito, che accorse al suo capezzale.

'Figlio mio', gli disse. 'Sono qui accanto, padre mio. Parla, ti ascolto'. 'Io sono vecchio, proseguì Isacco, e posso ormai morire da un momento all'altro. Prendi dunque i tuoi attrezzi da caccia, l'arco e le frecce. Esci in campagna e ammazza un po' di selvaggina. Poi preparami un piatto saporito, come piace a me, e portamelo. Io lo mangerò e poi ti darò la mia benedizione, prima di morire'.

Nessuno dei due, nel corso della conversazione, si era accorto che dietro la porta, Rebecca, moglie di Isacco e madre del suo secondogenito, Giacobbe, aveva ascoltato con estrema attenzione quel che Isacco aveva ordinato, ormai in punto di morte, al figlio primogenito Esaù.

Fu così che, dopo che Esaù si era allontanato da casa per andare a caccia di selvaggina con cui preparare l'ultima cena per il padre ed essere poi da lui benedetto, Rebecca si mise alla ricerca disperata di suo figlio Giacobbe, sangue del suo sangue, carne della sua carne, frutto del suo parto, e lo trovò tra i rami di un ciliegio, in giardino. Disse Rebecca al figlio: 'Giacobbe, figlio mio, scendi immediatamente e raggiungi tua madre. Devo parlarti'. Giacobbe prima tirò una manciata di frutti in direzione della voce, quindi scese dall'albero e si attaccò alla sottana della madre. Rebecca si fermò, si accovaccio, mise le mani sulle spalle del proprio figlio e parlando con materna dolcezza e autorità gli disse: 'Ho udito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: portami un po' di selvaggina e preparami un piatto saporito. Io lo mangerò; poi ti darò la benedizione alla presenza del Signore prima di morire. Ora figlio mio, ascoltami bene e fa quel che ti dico. Va' subito al gregge e prendimi due bei capretti. Io cucinerò per tuo padre un piatto di suo gusto. Lo porterai a tuo padre perché lo mangi, e così, prima di morire, darà a te la benedizione'. 'Ma mio fratello è peloso', disse Giacobbe a sua madre Rebecca. 'Io invece ho la pelle liscia. Se mio padre vorrà toccarmi scoprirà che lo sto ingannando e così attirerò su di me una maledizione e non la benedizione.' 'Cada su di me questa maledizione!', rispose a sua volta la madre. Tu, però, figlio, mio, dammi retta: va' e portami i capretti.

Giacobbe così fece: andò, prese i capretti e li portò alla madre; essa ne preparò un piatto appetitoso, secondo il gusto di suo marito. Rebecca prese quindi i vestiti più belli del maggior dei due fratelli, Esaù, e li fece indossare al minore. Con la pelle dei capretti gli ricoprì le mani e il collo. Poi gli mise tra le mani la carne e il pane che aveva preparati. Giacobbe si presentò allora dal padre e gli disse: Padre! Rispose Isacco: 'Sì, figlio mio, ma chi sei tu?' 'Io sono Esaù, il tuo primogenito', rispose Giacobbe all'anziano padre; 'ho fatto quello che mi hai comandato. Vieni ora a sederti e mangia la selvaggina, poi mi darai la benedizione'.

'Hai fatto presto a trovare la selvaggina', disse Isacco; Rispose Giacobbe: 'é il tuo Dio che me l'ha fatta incontrare'. Allora Isacco chiese al figlio se poteva avvicinarsi: voleva toccarlo per capire veramente se era Esaù o no. Giacobbe si fece più vicino, tanto che suo padre potè finalmente palparlo; la mano callosa del vecchio padre incontrò il braccio peloso del figlio, e disse: 'La voce è quella di Giacobbe, ma le braccia sono proprio quelle di Esaù!' Quindi chiese al figlio di porgerli il piatto con il pasto. 'Ora mangerò la carne', disse Isacco, 'e poi ti darò la benedizione.' Giacobbe gli servì la carne, ed egli ne mangiò; gli portò anche del vino, ed egli bevve. A quel punto il padre disse: 'avvicinati, figlio mio, e abbracciami.' Giacobbe si avvicinò e abbracciò il padre. Isacco senti l'odore dei suoi vestiti e gli diede la benedizione. Disse: 'l'odore di mio figlio è proprio come il buon odore di un campo che il Signore ha benedetto. Dio ti conceda rugiada dal cielo e terra fertile, frumento e vino in gran quantità. Ti servano i popoli, davanti a te si pieghino le nazioni. Sarai il padrone dei tuoi fratelli. Si inchineranno davanti a te i figli di tua madre. Sia maledetto chi ti maledice e benedetto chi ti benedice!'

Subito dopo aver ricevuto la benedizione Giacobbe uscì; si era appena allontanato dal padre quando suo fratello Esaù rientrò dalla caccia. Preparò anch'egli il piatto preferito del padre, lo raggiunse e gli disse: 'Padre, preparati a mangiare la selvaggina che ti ho preparato, poi mi darai la benedizione'.

'Ma chi sei tu?' gli chiese il vecchio padre. 'Sono tuo figlio Esaù, il primogenito', rispose il ragazzo. Allora Isacco fu scosso da un tremito fortissimo e disse: 'Ma allora ci è colui che ha cacciato selvaggina? Io ho già mangiato tutto quello che mi ha portato e l'ho anche benedetto. E benedetto resterà'.

Appena ebbe udite queste parole Esaù si mise a urlare, pieno di profonda amarezza. Poi disse al padre: 'Padre, benedici anche me!' Isacco rispose: 'tuo fratello è venuto qui con l'inganno e ti ha rubato la benedizione. Non per niente gli è stato dato il nome di Giacobbe!', esclamò Esaù. 'Egli infatti mi ha già ingannato due volte: prima si è impadronito dei miei diritti di primogenitura, e ora s'è preso anche la mia benedizione!' Disse il padre al figlio maggiore: 'Io ho già stabilito che Giacobbe sia il tuo padrone. Tutti i suoi fratelli dovranno servirlo. Non gli mancheranno frumento e vino. E adesso, cosa posso fare per te?' Esaù scoppio in pianto e chiese al padre: 'Ma tu, padre, hai una sola benedizione? Benedici anche me!' Allora il padre gli disse: 'Tu dovrai stabilirti lontano dalle terre fertili, lontano dalla rugiada che scende dall'alto dei cieli. Ti procurerai da vivere con la tua spada e dovrai servire tuo fratello'.

Il Signore, che aveva assistito in silenzio alla scena, comprese che Giacobbe era proprio un uomo di Dio, un uomo degno della sua fiducia, con il quale rinnovare la promessa fatta a Noè, ad Abramo e Isacco. Decise così di seguirlo e di manifestarsi a lui alla prima occasione.


Giacobbe dovette lasciare la sua casa per sfuggire alla vendetta di Esaù, che voleva ucciderlo. Partì quindi da Bersabea e si avviò verso Carran. Capitò in un posto dove passò la notte perché il sole era già tramontato. Lì prese una pietra, se la pose sotto il capo come guanciale e si coricò. Fece un sogno: una scala poggiava a terra e la sua cima raggiungeva il cielo; su di essa salivano e scendevano gli angeli di Dio. Il Signore stava innanzi e gli diceva: Io sono il Signore, il Dio di Abramo e Isacco. La terra sulla quale sei coricato la darò a te e ai tuoi discendenti: essi saranno innumerevoli come i granelli di polvere della terra. Si estenderanno ovunque: a oriente e a occidente, a settentrione e a mezzogiorno. Io sono con te, ti proteggerò dovunque andrai, poi ti ricondurrò in questa terra. Non ti abbandonerò: compirò tutto ciò che ti ho promesso.

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