sabato 20 dicembre 2008

Il pensatore del XXI sec. - 8

Il piacere che si trae dalle cosiddette attività dello spirito, deriva in ultima istanza dal fatto indubitabile che né noi, né alcuno prima o dopo di noi, potrà mai trovare una formula esaustiva, un singolo schema, un'unica e definitiva risposta a tutti gli interrogativi che l'essere umano, dalla sua comparsa sulla terra, si è posto incessantemente.
Perchè in realtà, se per disgrazia – ma ciò non accadrà mai – un giorno qualche saggio giungesse davvero alla scoperta della legge del tutto, della verità assoluta, nessuno avrebbe più nulla da cercare, e cesserebbe la sola e vera fonte di sommo piacere che sia stata concessa all'essere umano: la ricerca stessa, appunto. Anche gli stolti e gli ingenui lo sanno, e ciò vale in qualsiasi campo; ma tale assunto è altrettanto chiaro nella mente dei saggi, che hanno essi stessi sperimentato, nel corso della loro vita, che nessun obiettivo raggiunto vale quanto il suo stesso raggiungimento. Una volta che si arriva ad ottenere ciò che a lungo e tenacemente si è cercato, l'oggetto della ricerca perde immediatamente di interesse, e viene sostituito con un altro.

Quindi il vero saggio sa che il vero piacere che consegue dell'attività intellettuale e più in generale dello spirito - la più alta espressione dell'umana specie - consiste nell'escludere a priori, unica tra le attività umane, il raggiungimento dell'obiettivo.

L'attività dello spirito - e dunque la ricerca della verità, la formulazione della teoria del tutto - è la sola a non poter per definizione raggiungere l'obiettivo, ed è dunque unica dispensatrice di un piacere che sarà lungo tanto quanto l'esistenza dell'essere umano.

2 commenti:

Hebininja ha detto...
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Hebininja ha detto...

Hebininja ha detto...

Ecco perchè, io, da bravo inconcludente perso in mille progetti, vado considerato Saggio assoluto ed affiancato da operose formichine che portino a termine i miei sprazzi di pensiero.

non si può?