venerdì 23 gennaio 2009

Part time love

Alcuni miei amici l’hanno stipulato da poco. Non fanno altro che ripetermi che non tornerebbero mai indietro. Affermano che il caos in materia aveva raggiunto livelli intollerabili, e che le norme introdotte rappresentano solo il primo e più breve passo per iniziare a ridurre di molte unità una massa sterminata di infelici. Insomma, mi hanno aperto gli occhi: mi hanno fornito cifre, mostrato resoconti, illustrato statistiche. Mi hanno letto saggi e invitato a conferenze. Ma soprattutto mi hanno messo di fronte alla nuda realtà: mi hanno invitato da loro. Allora ho visto e compreso.

A e B, per esempio. Stanno insieme da 12 anni. Da tre mesi hanno stipulato un contratto di relazione a due part time. Hanno due case e due mondi, ognuno dei quali è influenzato dall’altro. Andate da B: sentirete la presenza di A anche se non è in casa. E così succederà se vi capiterà di trovarvi nell’appartamento di A: troverete B tra i libri, su una parete o un comodino, sotto il letto o nell’armadietto del bagno.
Il contratto di relazione a 2 part time prevede infatti che la coppia debba passare dalle 72 alle 96 ore settimanali insieme, sotto lo stesso tetto; di questo ammontare, almeno 48 devono essere congiunte da una notte passata insieme. Nello stesso arco di tempo si è poi tenuti a sostenere almeno un rapporto sessuale, che non deve coincidere necessariamente con la notte. E così nessun trasloco, niente traumi, nessun distacco, nessuna invasione. L’Altro entra nel tuo territorio in punta di piedi, discretamente: una borsa o uno zaino con dentro il minimo indispensabile per stare due giorni accanto, tra le stesse mura. Poi qualcosa lo si lascia – il necessario per la toeletta, biancheria di ricambio, abbigliamento da casa - ed ecco instaurarsi la contaminazione degli habitat, l’incontro light, la convivenza flessibile e a basso impatto emotivo.
A e B hanno ognuno un conto in banca, indipendente. Ma al momento della firma del contratto si sono impegnati ad aprire un conto on line – dunque privo di costi – intestato ad entrambi, sul quale hanno dovuto versare una cifra che varia individualmente in funzione del reddito, della scolarità e del sesso. L’ammontare rappresenta, non solo metaforicamente, le fondamenta per la costruzione di un rapporto solido, che non mette in bilancio esclusivamente costi affettivi.
È chiaro che il rapporto part time non prevede la riproduzione. Le gravidanze sono materia da codice penale e vengono pesantemente sanzionate. Sarebbe incosciente e immorale generare un figlio costretto a vivere tra i contrattori di una relazione part time. Il problema delle gravidanze part time non denunciate e dei cosiddetti figli in nero è stato risolto introducendo una visita medica obbligatoria per le donne part time ogni 3 mesi.
Ma non è tutto: se la donna rimane incinta, per essere in regola la coppia è tenuta a passare a un contratto a tempo pieno, che prevede tutta una serie di ben più ampie responsabilità. In caso contrario, il bambino viene affidato a una coppia full time con problemi di sterilità.

Ma i benefici del part time sono soprattutto affettivi, emotivi. A non fa in tempo a stancarsi di B che B se ne va a casa sua. B riesce appena a percepire e a soffrire l’assenza di A che A suona il campanello e sale le scale. Dopo tre giorni A desidera B e B non vede l’ora di andare da A. C’è un continuo rigenerarsi di energie e dii stimoli, un alternarsi di pieni e vuoti che fa sì che si apprezzino i lati positivi di entrambi.

Anche D l’aveva capito, sebbene ci fossimo conosciuti da poco.
Quando ieri, dopo estenuanti riflessioni le ho finalmente esposto le mie opinioni sull’argomento, lei mi ha detto C, potevi aspettare ancora un po’ a dirmelo. Poi, mentre ci abbracciavamo più forte che mai, D mi ha sussurrato nell’orecchio: sono incinta.

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