lunedì 4 giugno 2007

Lamentazioni - 2

Ogni oggetto e persona esiste in quanto ce ne si può lamentare. Le discussioni non sono nient’altro che uno scambio di lamentele, spesso in un un susseguirsi reciproco tipico, in base al quale ciascuno dei partecipanti cerca di convincere l’altro che è lui ad avere più diritto di lamentarsi, o ancora che i torti che subisce sono maggiori, o più numerosi e frequenti di quelli subiti dall’interlocutore. Altre volte, invece del solipsismo lamentatorio, si sceglie il coro: tra più interlocutori si trova un oggetto comune di cui lamentarsi, e ognuno dei partecipanti contribuisce di par suo a gettare benzina sul fuoco con esempi, citazioni e casi personali.

E - come tutto ciò che ama fare l’essere umano contemporaneo - quanto è facile lamentarsi! Nulla di più gratuito e gratificante che prendersela con qualcuno, scaricare su terzi tensioni, fallimenti, inadeguatezza, passività, responsabilità, frustrazioni, delusioni, obiettivi mancati, sconfitte. Lamentarsi è consolante, è una catarsi collettiva che ha come presupposto il mal comune, mezzo gaudio: se tutti ci lamentiamo di tutto, in fondo non ce la passiamo poi così male.

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