venerdì 17 ottobre 2008

La Torre di Babele

(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Genesi, 11 - 1 : 8

Dopo aver seguito con sguardo accondiscendente Noè - il prescelto, colui-che-ha-versato-sangue-nel-nome-di-Dio, colui che per primo, di sua volontà, aveva fatto respirare al Signore il seducente odore del sacrificio di un innocente a gloria e onore del suo nome - raccogliere in più ciotole il sangue dei sacrifici, Dio disse tra sé e sé: 'Ora che ho promesso all'uomo di non sterminarlo mai più, ora che gli ho dato il dominio di tutti gli animali, ora che l'ho invitato a essere fecondo e a popolare la terra, mi metterò da parte per qualche tempo, e osserverò da lontano la sua evoluzione.'

Da quel giorno, Noè ebbe tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ciascuno ebbe a sua volta figli, che a loro volta diedero alla luce altri figli, e così per generazioni: da Noè a Sem, da Sem a Arpacsad, da Arpacsad a Selach, da Selach a Eber, e così via, per ogni figlio e figlio del figlio e fratello del fratello.
L'umanità per lungo tempo crebbe e iniziò a distribuirsi nelle zone più fertili delle terre emerse. Per meglio collaborare e cooperare, in quel tempo gli esseri umani stabilirono di parlare la stessa lingua e usare le stesse parole. In questo modo, non si sarebbero più fraintesi l'un l'altro, e qualsiasi cosa uno avesse detto, tutti l'avrebbero compresa senza fallo. Fu questo un enorme progresso per la creatura originata a immagine e somiglianza di Dio, che permise in quel tempo esistenze floride, feconde e costruttive.

Fu così che un giorno, nel corso delle migrazioni da una terra all'altra, un gruppo di uomini migrati dall'Oriente si trovò nella pianura di Senaar e vi si stabilì.
Rinvigoriti da una cena sana e abbondante, da diversi bicchieri di buon vino a da un sonno profondo e sereno, la mattina seguente gli uomini, una volta svegliatisi, si guardarono reciprocamente negli occhi e si dissero l'un l'altro: 'Forza! Prepariamoci mattoni e cuociamoli al fuoco!'. Subito alcuni, travolti dall'entusiasmo e dalla voglia di fare, presero a modellare mattoni, mentre altri si occupavano del bitume, che sarebbe stato usato al posto della calce. Un altro uomo ancora, sollecitato dall'euforia con cui era stata accolta la prima proposta, si alzò in piedi e disse davanti a tutta l'assemblea, con voce ferma e decisa: 'Forza! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!'
Tutti gli uomini risposero con rinnovato vigore all'appello, e la costruzione della torre con i nuovi materiali cominciò all'istante. Parlando la stessa lingua e utilizzando le stesse parole, la costruzione procedeva molto rapidamente. Era un continuo rimbalzare di voci, da una parte all'altra del cantiere: ci si intendeva all'istante. Ogni domanda riceveva l'adeguata risposta, e ogni parola dava il là a un'azione. Non era necessario ripetere le cose due volte, né qualcuno poteva affermare di non aver capito.

In quel tempo Dio, isolatosi in un zona del creato solo a Lui nota, stava da tempo immemore immerso in profonde meditazioni quando un brusio sommesso, proveniente da qualche angolo remoto dell'universo, lo distrasse e lo stappò all'improvviso dalle sue riflessioni. Furente, il Signore provò a concentrarsi nuovamente e a riannodare il filo dei pensieri, ma ormai la sua mente era fissata sul brusio, e più si concentrava su quel suono, più il suono stesso pareva accrescere il suo volume, sino a quando non divenne intollerabile. Allora il Signore si scosse definitivamente dalla meditazione, e istintivamente gettò uno sguardo verso la terra. Fu solo a questo punto che vide sbucare vergognosamente tra le nubi l'orrenda costruzione, frutto dell'umana volontà. 'Ecco, l'uomo nuovamente mi tormenta! Basta lasciargli un centimetro di spazio che me lo ritrovo quasi alla mia altezza! Essere sfrontato e irriconoscente! Non cesserò mai di pentirmi e maledire l'universo intero per questa mia folle, insensata creatura!'
Stava per scagliarsi con tutta la furia della sua vendetta sull'immondo ammasso di miserabili esseri quando un pensiero folgorante lo trattenne: lui, il Signore, aveva da poco stabilito un patto, un'alleanza con quella vergognosa massa di creature. Rifletté quindi sul fatto che non poteva più permettersi di sterminare l'essere umano: ne sarebbe andato del suo onore. La promessa a Noè era stata fatta, e non si poteva tornare indietro.
Fu soppesando questi argomenti che nella mente di Dio prese forma la soluzione.
Si avvicinò nemmeno troppo alla torre, comprese nel suo sguardo tutti gli esseri umani, e disse: 'Ecco, tutti quanti formano un sol popolo e parlano la stessa lingua. E questo non è che il principio delle loro imprese! D'ora in poi saranno in grado di fare tutto quello che vogliono! Andrò a confondere la loro lingua: così non potranno più capirsi tra loro.'

Le azioni di Dio si compirono così come furono enunciate. La costruzione della torre - che da quel giorno prese il nome di Babele, confusione - tosto si interruppe, e da quel lontano giorno, gli uomini vagano sulla terra senza avere più la possibilità di intendersi l'un l'altro. Si interrogano inutilmente a vicenda, ma senza comprendere le domande; e se qualcuno pensa di avere una risposta, non c'è nessuno che ne sappia cogliere il senso.

Così Dio impedì all'uomo per l'eternità di essere un solo popolo e parlare la stessa lingua.

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