venerdì 17 ottobre 2008

Origine dei Moabiti e degli Ammoniti

(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Genesi, 19 : 30 -38

Nel distruggere le città di Sodoma e Gomorra e tutti i loro abitanti, l'intera pianura e la vegetazione del territorio con una pioggia di zolfo e fuoco, il Signore non si dimenticò di Abramo, e fu clemente anche con suo nipote Lot.

Su insistente preghiera dello stesso Lot, Dio fece in modo che egli raggiungesse la piccola città di Zoar, poco distante da Sodoma e Gomorra. Lì il nipote di Abramo trovò rifugio dalla furia del Signore.

Un giorno, Lot decise di lasciare Zoar: era terrorizzato dall'idea di essere tuttora così prossimo alle città di Sodoma e Gomorra, e temeva ancora la vendetta di Dio. Fu così che decise di stabilirsi in una grotta sulla montagna, in compagnia delle due figlie.

I giorni trascorrevano in attesa di qualcosa di indefinibile, fino a quando, allontanatosi Lot per andare a raccogliere legna per alimentare il fuoco, la maggiore delle sorelle disse alla minore, che le sedeva accanto, intenta a rammendare un panno: 'Nostro padre è vecchio, e qui intorno non ci sono uomini per sposarci come si fa dappertutto. Vieni, facciamo bere nostro padre, e passiamo la notte con lui: così avremo figli da nostro padre.'

La sorella minore si rallegrò della proposta della sorella maggiore, e accettò entusiasta di l'idea di avere un rapporto con il proprio padre e generare, grazie al suo seme, un figlio. Anche la figlia maggiore non vedeva l'ora di giacere con il proprio padre per poter finalmente procreare e compiere i proprio destino di donna, e sapeva anche che per anzianità sarebbe stata lei la prima a goderne.
Si decisero così ad agire la sera stessa: fin dalle prime ore del pomeriggio prepararono insieme il piatto preferito del padre, della selvaggina arrostita sul fuoco; servirono quindi la cena circondandolo di mille cure. Fecero particolare attenzione a colmare di vino il bicchiere del vecchio padre ogniqualvolta Lot lo terminava, e lo invitarono poi a celebrare diversi brindisi in onore del Signore che li aveva salvaguardati da una morte spaventosa.
Al termine della cena, Lot era ubriaco; in stato di quasi totale incoscienza venne adagiato con grandi sforzi sul suo giaciglio dalle due premurose figlie. Quindi si addormentò di un sonno buio e pesante.

Il sonno di Lot era agitato. Nel corso della notte – senza poter distinguere se quello era sogno o realtà – sentì prima un profumo intenso, e poi percepì una ciocca di capelli che gli sfiorava una spalla. Poi intuì che c'era qualcosa che scivolava dal suo ventre, lentamente, sempre più in basso, fino a quando, a un certo punto, sentì il suo membro eretto non più libero ma colmato, compreso, avviluppato da una fonte di calore che lo conteneva, lo ospitava. Quindi gli parve di percepire una sorta di anello che saliva e scendeva lungo il membro, seguendo un ritmo variabile: prima crescenti, sempre più veloci, poi, al momento opportuno, rallentavano decrescendo, e così via. A un certo punto, il ritmo non cessava di aumentare e di farsi deciso, insistente, e a Lot sembrò che stesse capitando qualcosa di simile a un'esplosione: una parte di sè, gli pareva, stava, in conseguenza del piacere estremo, abbandonando il suo corpo. Dopo qualche tempo in cui era certo di aver dormito, a Lot sembrò che l'anello lentamente salisse verso l'alto, fino a quando sentì con terribile sconforto il suo membro di nuovo libero, lasciato a se stesso. Quindi il sonno profondo si reimpossessò di lui.

Al mattino Lot si svegliò di buonumore, tanto che disse tra sé: 'sebbene io sia un povero vecchio, Dio è benevolo nei miei confronti e mi concede ancora, in sogno, qualche inaspettato piacere. Oggi offrirò un sacrificio completo al Signore in segno di ringraziamento.'
Mentre Lot era occupato a trovare qualche animale puro nei paraggi della grotta da sacrificare al Signore, la sorella maggiore disse alla minore: la notte scorsa sono andata io da mio padre. Ubriachiamolo di nuovo e questa notte va' tu a dormire con lui: così avremo figli da nostro padre.

Quando il padre rientrò dal sacrificio era ormai ora di cena, e le figlie prepararono al padre una minestra di lenticchie, e fecero delle focacce di pane non lievitato. Il padre gradì molto sia il cibo che il vino, che le fanciulle erano riuscite a procurarsi, a rischio della loro stessa vita, allontanandosi da casa alla sua insaputa.

Terminata la cena, Lot era nuovamente ubriaco, e cadde immediatamente in un sonno pesante, agitato e rumoroso. La figlia maggiore disse alla minore: 'questa sera sembra sia davvero impossibile riuscire a spostarlo dalla sedia per farlo stendere sul giaciglio. È meglio rinunciare.' La sorella minore non aveva nessuna intenzione di rinunciare, si era preparata da tempo per l'occasione, e disse sprezzante alla sorella che avrebbe trovato il modo di arrangiarsi.

Scostò il padre dal tavolo, lo spogliò per quanto era possibile, poi si concentro sul suo scopo, il suo membro. Le venne in mente di sfiorarlo con la lingua, e così fece, e quello reagì al contatto con la pelle umida e calda. La ragazza, aiutata dalla sorella maggiore che era rimasta lì accanto, si tolse la tunica e gli altri miseri capi di abbigliamento che indossava; sciolse quindi i capelli raccolti in una ciocca, si sedette in grembo al vecchio padre incosciente e ne accolse il sesso turgido tra le gambe. A Lot sembrò di rivivere, amplificato, il godimento della notte precedente: ricominciava il movimento dell'anello, ora calmo, poi sempre più deciso, e per la seconda volta consecutiva Lot, portato al limite del piacere tollerabile da un uomo della sua età, ebbe la sensazione che la sua stessa essenza erompesse fuori dal suo corpo verso qualcosa di caldo e accogliente. Nulla poi turbò più il suo sonno fino al mattino successivo.

Quando aprì gli occhi, Lot si rese conto di essersi addormentato seduto su una panca di legno. Osservò prima la caraffa del vino vuota, poi il suo sguardo si posò sulle giovani figlie, che dormivano ancora profondamente, e con dolcezza le benedisse. Ripensò quindi alle due notti appena trascorse, sorrise impercettibilmente e si risolse a ringraziare anche oggi il Signore per gli inaspettati doni che gli aveva inviato.

Dopo qualche tempo, entrambe le sorelle si accorsero con gioia di essere rimaste incinte del loro padre, a cui non svelarono mai nulla. La maggiore partorì un figlio che chiamò Moab: egli è il capostipite degli odierni Moabiti. Anche la sorella minore partorì un figlio, che chiamò Ben-Ammi: egli è capostipite degli odierni Ammoniti. I Moabiti abitano la regione a est del Mar Morto; gli Ammoniti a sud del fiume Giordano. Entrambi i popoli vivono e prosperano sotto lo sguardo benevolo del Signore.

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