lunedì 17 novembre 2008

Caino e Abele



(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Genesi, 4 : 1 -16


Adamo si unì a Eva sua moglie che rimase incinta e partorì Caino (l'Acquistato), 'Perché, - disse – grazie a Dio ho acquistato un figlio'. Poi diede alla luce anche il fratello di Caino, Abele. Abele divenne pastore di greggi e Caino coltivatore della terra. Qualche tempo dopo, Caino portò come offerta al Signore alcuni prodotti della terra: aveva lavorato sin dalle prime ore dell'alba per raccogliere con le proprie mani il grano migliore, i frutti più dolci e saporiti, le foglie più tenere cresciute nei campi che Dio stesso gli aveva destinato. Abele, a sua volta, fece un a selezione tra le bestie del gregge che comandava, scelse i primogeniti e li portò in disparte. Quindi tolse dalla tasca la pietra affilata che con perizia e meticolosità aveva lavorato la sera prima davanti al fuoco, e con quella recise il collo di quegli esseri docili e inconsapevoli. Il sangue colava copioso, e Abele lo raccolse con cura in alcune coppe. Quindi smembrò i corpi privi di vita delle bestie e ne offrì al Signore le parti migliori, gettandole su una brace ardente.
Al contatto col fuoco, la pelle si rapprese, la carne si imbrunì, il grasso prima si sciolse, poi inizio a gocciolare e a friggere. Una densa colonna di fumo dal piacevole odore si sollevò verso il cielo.
Il Signore aveva seguito con estrema attenzione le gesta dei due fratelli, ma era rimasto letteralmente rapito dallo spettacolo di sangue e morte che Abele aveva allestito a sua eterna gloria. Era la prima volta dal giorno della creazione che Dio vedeva degli esseri morire per mano di altri esseri, creati a sua immagine e somiglianza. Il Signore era stordito, turbato, scosso fin nel profondo. Dentro di se aveva sempre saputo che le cose sarebbero dovute andare così, 'Ma un conto – disse tra sé e sé – è la conoscenza, un conto è l'esperienza'. Non riusciva a cancellare dalla memoria quella sequenza di stimoli e sensazioni che l'avevano prima soggiogato e poi sopraffatto.

Fu così che trascinato dalle sensazioni e dalle emozioni il Signore non poté far altro che fissare il proprio sguardo benevolo e stupefatto verso Abele e la sua offerta, mentre non prestò la benché minima attenzione a Caino e alla sua offerta. Caino si irritò e rimase col volto abbattuto. Il Signore disse: 'Perché ti si abbattuto? Perché sei tanto scuro in volto? Se agisci bene il tuo volto tornerà sereno, se no, il peccato, che sta accovacciato alla tua porta, vorrà avere il sopravvento su di te. Ma tu devi dominarlo.'
Disse tra sé Caino: 'Se il Signore ha preferito il sacrificio degli animali rispetto a quello dei frutti e delle messi, allora gradirà ancor più il sacrificio di un essere uguale a me a eterna gloria del suo nome, rispetto a quello di un animale di un gregge. E se l'essere in questione è mio fratello di sangue, allora il Signore non potrà che guardarmi con benevolenza.'
Un giorno, mentre Caino e Abele stavano parlando insieme nei campi, Caino si scagliò contro Abele suo fratello e lo uccise, e offrì al Signore il sacrificio del fratello.
Il Signore gradì il sacrificio a lui offerto, vide che Caino era un uomo giusto e volle ricompensarlo.
Disse il Signore: 'Caino! Io sono il Signore tuo Dio. Tu hai offerto a me il sangue del tuo sangue, e dunque grande sarà la tua ricompensa. Ti proteggerò come uno scudo. Farò di te un popolo numeroso, una grande nazione. Il tuo nome diventerà famoso. Ti benedirò. Sarai fonte di benedizione. Farò del bene a chi te ne farà, e punirò sette volte più severamente chi ti farà del male.'
Allora il Signore mise un segno su Caino, come simbolo dell'alleanza tra Dio e l'uomo.

venerdì 14 novembre 2008

Dio sceglie Mosè per liberare Israele

(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Esodo, 2 - 23 : 25

Il Signore, che tutto osserva e tutto giudica, aveva seguito con particolare sorpresa e interesse le recenti avventure di Mosè: era rimasto sbalordito Egli stesso dall'improvviso e brutale omicidio dell'egiziano. Intuì che era proprio Mosè l'uomo che da tempo stava cercando, degno erede dei suoi illustri predecessori Adamo, Abele, Noè, Giacobbe.
Dio capì infatti che Mosè avrebbe sacrificato a sua perenne gloria ben altro che primogeniti, e per motivi molto più futili delle questioni di fede.
È su questa pietra angolare che il Signore decise di costruire il suo eterno e infinito edificio.

L'eccezionalità dell'avvenimento, la singolarità del carattere, la futilità del sacrificio fecero maturare nel Signore una decisione immediata e definitiva: sarebbe stato proprio Mosè a guidare il Suo popolo fuori dall'Egitto. Mosè, il prescelto, sarebbe diventato l'interlocutore privilegiato di Dio, il solo a cui il Signore si sarebbe degnato di rivolgere la parola. E lo stesso Mosè – sublime incarnazione umana dell'immagine di Dio - avrebbe ricevuto dalle sue mani le Tavole della Legge.

Mosè adulto é costretto a fuggire

(L'Antico Testamento apocrifo è un esercizio di riscrittura di alcuni dei capitoli del testo biblico. Per chi fosse interessato, si suggerisce la lettura parallela e il confronto con le scritture originali.)

Esodo, 2 : 11 - 15

Quando Mosè fu adulto, una volta andò a vedere i suoi fratelli ebrei sul luogo dei lavori forzati. Per non farsi notare dagli aguzzini egiziani che sovrintendevano alla costruzione e coordinavano il lavoro degli schiavi ebrei, Mosè decise di nascondersi dietro un albero, e stette per diverso tempo a osservare l'edificazione delle mura di fortificazione di una città.

Fu dopo qualche ora di attesa che Mosè vide con i propri occhi, poco distante dal proprio nascondiglio, un egiziano che picchiava un ebreo, uno dei suoi fratelli!

Mosè non attese un istante e reagì immediatamente: corse dall'albero in direzione dell'egiziano, si guardò intorno, e visto che non c'era nessuno, prese una grossa pietra e sorprendendolo alle spalle fracassò la testa dell'uomo. L'egiziano cadde subito a terra, privo di sensi. Per essere certo che fosse morto, Mosè prese un bastone che era stato abbandonato poco lontano e lo colpì ripetutamente, con furia cieca, su tutto il corpo. L'egiziano sussultò per qualche secondo sotto le bastonate dell'ebreo, poi spirò. Quindi Mosè seppellì il suo corpo nella sabbia.

Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due ebrei che litigavano. Allora disse a quello che aveva torto: 'Perché maltratti il tuo compagno?'. Quello gli rispose: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? Vuoi forse uccidermi come hai ucciso quell'egiziano?'. Allora Mosè ebbe paura perchè il fatto era ormai diventato noto. Anche il faraone ne venne a conoscenza e cercava Mosè per farlo morire. Mosè allora fuggì lontano e andò ad abitare nella regione di Madian.