lunedì 20 dicembre 2010

Osservazioni su un branco di zebre


Un branco di zebre corre davanti ai nostri occhi. Ciò che impressiona non è tanto la singola zebra - anzi isolare un'unica zebra in quella moltitudine di animali in corsa così simili tra loro è un’illusione - ma, appunto, ci stupisce l’insieme: tanti animali quasi identici - semplicemente zebre, animali a strisce bianche e nere - che corrono uno a fianco dell’altro per sfuggire ad una morte certa (se ne colgono di sfuggita alcune che sembrano allontanarsi o staccarsi o deviare dal gruppo, ma - se non si tratta di qualche esemplare che non riesce a tenere il ritmo e che infallibilmente sarà oggetto del predatore che insegue il branco alle spalle – queste deviazioni sono temporanee e tendono, letteralmente, a rientrare).


Le zebre. Ma cosa fanno le zebre? Pur non conoscendo la letteratura scientifica sulle zebre e potendoci basare esclusivamente sulla visione di documentari scientifici, possiamo bene o male immaginare cosa farà la specie zebra, insomma come ‘affronterà la giornata’. Del resto, cosa ci sarà mai da sapere sulle zebre se non che sono a righe, che scappano in gruppo se si accorgono di essere minacciate da un predatore, che probabilmente brucano, si riproducono in certi periodi, la gestazione avverrà in x mesi? Certo potremmo saperne di più su cosa mangiano, su dove esattamente si trovano, se in un continente piuttosto che in un altro. Ci si potrebbe per esempio soffermare sul fatto che le zebre corrano tutte insieme per disorientare il predatore, come in questo preciso istante: la povera fiera, più veloce delle zebre, ha affiancato il gruppo ma è come indecisa: non sa dove attaccare, non riesce a distinguere una zebra dall’altra, vede solo una lunga sequenza di righe bianche e nere scorrergli davanti agli occhi ed è costretta per il momento a desistere. Detto ciò, si potrebbero poi segnalare quei rari casi di zebre che avevano immaginato – anche solo per un istante della loro vita – chi di voltarsi e andare ad affrontare il predatore, chi di sfuggire e nascondersi, e chi, addirittura, aveva immaginato di stendersi d’un tratto per terra e simulare la propria morte. Ma si è trattato di pensieri sfuggenti, a nessuna zebra che non sa di essere zebra è mai venuto in mente di comportarsi da non-zebra, e mettersi, per esempio, sola di traverso alla strada per impedire la corsa del predatore. Sono zebre, diamine.


Eppure, sebbene per un osservatore sia arduo distinguere un esemplare dall’altro, è utile sapere che una zebra del branco in oggetto, che per comodità identifichiamo con la lettera A, stamattina si è graffiata vicino all’occhio con una spina. La zebra B ha partorito poche ore fa. La zebra C stamattina ha alzato all’improvviso lo zoccolo della zampa destra, quella posteriore, mentre la zebra D si stava abbeverando in una pozza. La zebra E ha la zebra F al suo fianco che ha due anni di meno, mentre quella tre file più avanti, la zebra G, è l’animale più anziano del gruppo. C’è poi la zebra H che fino a qualche istante fa sostava all’ombra di un albero. Giusto a qualche passo di distanza due maschi, le zebre I e L lottavano per il predominio del territorio mentre tre femmine – M, N e O, l’ultima di nemmeno un anno – osservavano la scena tenendosi a distanza e dilatando le narici.


Una zebra, tra le zebre, corre a fianco dell’altra zebra. Le zebre tra loro si riconoscono. Forse non sapranno affatto di essere zebre – chissà cosa diavolo immaginano di essere le zebre – ma sanno che ogni zebra è diversa dall’altra. E quando corrono in gruppo e piegano verso destra come in questo momento, tra le zebre del branco c’è chi sa, per esempio, chi eseguirà la curva senza problemi e chi invece, in un attimo di distrazione, appoggerà malamente lo zoccolo sul terreno segnando così in un istante due destini opposti: il suo e quello del gruppo. Stesa al buio, la prossima notte, l’esemplare di femmina P che proprio ora, nel massimo sforzo, volta galoppando la testa all’indietro, avrà un occhio semiaperto e l’altro chiuso. Pur essendo abituata all’oscurità, attraverso l’occhio semiaperto vede, di tutte le zebre possibili, le due zebre Q e R accovacciate poco più in là e un pezzo della propria zampa.


Le zebre non sanno nulla della teoria del disorientamento del predatore, e dello sconvolgente impatto estetico che la compagine riesce a provocare nel predatore. Le zebre sanno solo che corrono. Non corre la specie zebra, corre la singola zebra che tende i muscoli nello sforzo e il cui cuore pulsa in modo incontrollato.


Sopra ogni altra cosa va annotato che le zebre, una per una o anche prese tutti insieme, se ne infischiano di tutto ciò. Continuano a galoppare spalla a spalla quasi con ostinazione, perché sebbene siano semplicemente zebre, sebbene forse non abbiano la più pallida idea di essere delle zebre, sanno che indipendente da ciò che sono, ciò che dà loro maggiori possibilità di sopravvivere come singole zebre è, paradossalmente, proprio correre insieme.

2 commenti:

marinella ha detto...

ho scritto qualcosa di simile circa le formiche un pò di tempo fa....ancora mi chiedo chi è il capofila ,ma cosa importa loro delle stupide regole di società,importante è seguire la rotta!ciao splendido blog

LSSNDR ha detto...

Ciao Marinella, grazie per il commento! Sarebbe divertente leggere ciò che hai scritto sulle formiche...
E se ti capita di passare nuovamente sullo Zibaldone, buona lettura!