giovedì 24 maggio 2007

Le magnifiche sorti e progressive - 11

L’importante è la salute.

Proprio stasera ci ribadiscono a gran voce che siamo vecchi, (i più vecchi d’europa, solo i giapponesi, nel mondo, sono più vecchi di noi). E siamo anche sempre più poveri. Fanculo. Sai che novità. Qui tutto ha l’odore sgradevole di ciò che è eccesivamente maturo e sconfina nel marcio, ma evidentemente l’olfatto generale si abitua presto a ogni genere di lezzo. Non sarebbe invece il caso di porre un limite di decenza alle nostre vite? Beh, non tutte, mi limiterei a quelli come noi, come me, per intenderci; sarebbe opportuno evitare di protrarre troppo in là l’esistenza di schifezzuole deboli e passive, povere e vecchie, rancorose e capaci solo di lamentarsi, ormai prive di memoria ma ossessionate dai ricordi. Qualcuno dovrebbe fermarci prima, anzi dovremmo essere noi stessi a prenderne coscienza. Un po’ come fece Mishima. Ma siamo solo dei dannatissimi vecchi, nient’altro, e la lucidità è ormai acqua passata.

Moralisti del cazzo. Certo, fate pure l’apologia della senilità. Esaltate le virtù della terza età! Cos’altro può fare una società vecchia se non cercare di rendere accettabile il proprio destino? Può forse permettersi di dire la verità? Ossia che la vecchiaia non è nient’altro che decadenza?

Ma certo, facciamoci mantenere in vita ancora più a lungo. Magari in ospedale. Magari da soli, completamente abbandonati a noi stessi, senza un cazzo di nessuno perché nessuno si è preoccupato di mettere al mondo dei figli. Magari inchiodati a un letto, attaccati a una flebo e dipendenti da medicinali per tirare a campare; il mondo in una stanza, un corridoio, circondati da esseri umani nel pieno delle loro forze che devono spendere la loro giornata e le loro energie per mantere questi ruderi in vita. Ahahahah che grande opportunità! Che fottutissimo progresso! Una massa di vecchi ignoranti sulle spalle del mondo, vecchi che assorbono tempo, spazio e risorse.

Noi no, non abbiamo la fortunata sorte dei replicanti di Blade Runner, che cessano di vivere al climax della loro potenza e bellezza, noi no, noi abbiamo scelto un altro destino. Del resto, va bene così, ci crediamo forse degli eroi? Siamo forse così cari agli dei da avere il privilegio di morire giovani? Eh no, noi siamo condannati a vivere a lungo, il più a lungo possibile, facendo qualsiasi cosa pur di restare anche solo come dei vegetali a sottolineare la nostra esistenza, a farla pesare al mondo intero.

E sapete qual è la cosa più ridicola di tutte? La barzelletta secondo la quale noi dovremmo incarnare il progresso, il futuro, la speranza, quando non ci siamo ancora resi conto che il dado è tratto, e che invece di un’inversione di tendenza stiamo rotolando senza possibilità di scampo verso il decadimento, la smemoratezza, il rimbambimento, la debolezza e la passività. È tutto qui, davanti ai nostri occhi, cazzo. Siamo noi. Ma nessuno che abbia un po’ di pelo sullo stomaco per dirlo a chiare lettere.

Eh no cari sbarbatelli dell’est! Eh no, govani fondamentalisti islamici! Altolà, giovani laureati! Dove pensate di andare? Fate i bravi e prendete questo lecca-lecca. Ci siamo ancora noi di mezzo, i vecchi, a occupare i posti buoni! Divertitevi pure, giocate certo, del resto i giovani devono ruzzolare, sbucciarsi i gomiti e le ginocchia, mentre noi ci intratteniamo con discorsi da grandi. Mi spiace, ma siamo ancora tra i coglioni. Ahahahah sapete cosa siamo? Un tappo. In cima ci siamo noi, i vecchi, un cazzo di tappo che cerca di opporsi a una grandissima pressione proveniente dal basso. Sarà forse tardi, ma prima o poi qualche benefattore ci farà saltare.

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