mercoledì 11 aprile 2007

Il pensatore del XXI sec. - 3

Ma il problema diventa particolarmente drammatico per le persone intelligenti del XXI secolo. Prendete un greco, per esempio, diciamo Aristotele. È possibile che Aristotele non fosse pienamente consapevole della posizione da lui occupata nello sviluppo del genere umano. È probabile che pensasse che certe domande se le fosse già poste qualcuno prima di lui, ma diciamola tutta, non avrebbe trovato poi così tanto materiale sull’argomento. Insomma il lungo processo meditativo del genere umano era - se così si può dire - agli albori, e possiamo immaginare Aristotele scrivere su una sorta di tabula rasa del sapere (o se qualcosa c’era scritto si trattava tuttalpiù di qualche scarabocchio, nessuna frase compiuta). Ma mettetevi nei panni di una persona intelligente del XXI secolo: non può permettersi di dire o pensare nulla. Tutto è già stato pensato, in mille diversi modi e lingue. La tabula rasa di Aristotele si è trasformata nell’immensa biblioteca di Borges dove nessuno, giustamente, scrive, perché tutto è già stato scritto, e questo tutto è praticamente indecifrabile. Un uomo del XXI secolo non può far altro che scoraggiarsi di fronte al già detto, al già scritto, al già letto. Non sappiamo più cosa inventarci, forse perché tutto l’inventabile è stato inventato.
Già, perché sebbene si siano moltiplicate le discipline e le specializzazioni, sebbene si siano aperti nuovi campi del sapere, sebbene le ricerche siano più approfondite, gli strumenti si siano fatti più precisi e via discorrendo, a quanto pare da millenni non facciamo altro che arrovellarci sugli stessi, dannati argomenti.

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