sabato 21 aprile 2007

Philos + Sophia - 8

Come al solito, vorrei sottolineare che non sto affermando nulla di nuovo. Ci mancherebbe. Non faccio altro che riportare il termine alla sua originale definizione platonica. E poi, per dirla tutta, è ora di finirla di considerare il filosofo il dotto par excellence, la quintessenza della sapienza, colui che impiega il meglio di sé nella forma più alta di attività intellettuale… quanta boria, quanti paroloni, che supponenza! La più alta forma di conoscenza! Accipicchia! E tutti questi cervelloni, fino ad oggi, hanno forse dato qualche risposta? Cosa ha partorito fino ad ora questo mastodontico sforzo delle migliori menti umane? E se invece il filosofo fosse un uomo innamorato del sapere, della ricerca, della conoscenza, che pur sapendo che trovare qualche risposta definitiva sarà difficile se non impossibile, non smette mai di interrogarsi? E se il filosofo, alla fine dei conti, non fosse un essere razionale guidato dalla saggezza, ma al contrario dalla forza e dall'intensità di un sentimento? Se fosse guidato non dalla coscienza ma dall’incoscienza? Se la molla che lo spinge a filosofare non avesse nulla a che fare con la ragione?

Con ciò non voglio escludere dal territorio della filosofia testi, libri, dizionari, librerie, biblioteche, università, professori, esami eccetera. È ovvio che tutto ciò sia parte del suo mondo. Amore per la conoscenza implica amore per tutto ciò in cui il pensiero, la saggezza, la conoscenza, la sapienza prendono forma, si palesano. Ma ripeto, non sono nient’altro che alcuni dei destinatari dell’amore che il filosofo prova per la conoscenza e il sapere.

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